Tu lo sai che fai parte di una
minoranza “dem”. Intesa non in senso politico, ma nell’accezione più generale di
minoranza “demmerda” che bisogna riconvertire per il bene individuale – il tuo
– e collettivo, concretizzando così l’utopia illuminista della perfettibilità sociale.
Da qualche parte bisogna pure cominciare, e la pace nel mondo è più complicata
oltre che già occupata, visto che è al centro dei pensieri di tutte le
aspiranti miss di questo emisfero e dell’altro. Voi siete meno dannosi dei
signori della guerra, però restate gente pericolosa, oltre a costituire un costo
sociale non indifferente. Siete quindi giustamente stigmatizzati in modo
assolutamente bipartisan: il fastidio non ha colore politico, né età né sesso.
Poi
siete anche facilmente riconoscibili. Il che non aiuta. Se uno rapina le
vecchiette la sera mica ce l’ha scritto in faccia, mentre al ristorante spende
i soldi delle suddette vecchiette. Idem per quelli che emettono una fattura su sette, quelli
che censurano Piccolo blu e piccolo
giallo perché portatore di un’ipotetica “ideologia gender”, quelli che ascoltano
Scanu in tutti i luoghi e in tutti i laghi o leggono Moccia seduti in treno
davanti a te, quelli che picchiano le fidanzate o tifano Juventus. Diverso è il
caso del risvoltino ai jeans: si vede subito, ma il danno investe solo la sfera
estetica, quindi pazienza. Tanto più che poi la moda passa, mentre voi siete come la
gramigna ed esistete da secoli pur se periodicamente decimati da
abbandoni e decessi. Comunque siete pure visibili, si diceva: accendersi una
sigaretta è ancora legale, quindi lo fate in pubblico e vi vedono tutti.
Che
poi ovvio che fa malissimo, e che fa morire, e che i costi della sanità per
curarvi, pur se compensati dagli introiti del monopolio di stato, sono altini. Tutte
queste cose tu le sai, non occorrono le rivelazioni-scoop di semi-sconosciuti,
che di solito sono sportivi o ex fumatori. Perché tu sei una drogata
responsabile e cosciente, oltre che socialmente poco importuna: eviti di fumare
vicino ai bambini, ti alzi quando i tavolini all’aperto sono troppo attaccati,
le sigarette le dai ma piuttosto che chiederle agli sconosciuti ti fai un
chilometro sotto la pioggia salvo poi smadonnare davanti al distributore rotto.
Sempre drogata resti, ok, e non è detto che non ci provi, a smettere. Soprattutto
in questo periodo che è quello buono: sei meno stressata e vaghi felice sotto
il sole e nei prati. Come Heidi, che infatti non fuma. Quindi è il momento
buono per almeno ridurre la dose giornaliera, cosa peraltro conveniente a
livello economico, visto quel che costa. Allora hai partorito la trovata creativa delle “ore pari”. Sostanzialmente,
puoi fumare una sigaretta solo nelle ore pari della giornata: sì alle 8.01, no
alle 9.56.
Ovvio che è un mezzuccio, ma il suddetto ha risultati benefici anche
per tutto il resto. Esempio: l’altra mattina eri senza caffè e sei scesa al bar
di sotto per caffè più cicca, che quella della mattina per i drogati veri è veramente
irrinunciabile, e meglio se ti lasciano in pace. Lo sa perfino tuo moroso, e su
questa non proferisce parola. Ma il bar è un luogo pubblico in cui, complice il
risveglio recente e la mancanza di caffeina, tu hai per un momento dimenticato
il tuo essere “dem”. Te lo ricorda una sciura coi pantaloni dalla piega stirata
che ti guarda con malcelato astio anche se quanto a distanza dei tavolini vi
divide il mar Rosso, tipo. Quasi sei tentata di dirle che può scegliere: o ti
lascia fumare in pace o cominci a rapinare vecchiette, ma poi non si lamenti. Però
ti trattieni. Sono le 8.25, di dose ce n’hai una sola per altre due ore, e non
hai tempo di distrarti. Peccato, le vecchiette dovranno per forza aspettare, sarà
per la prossima.
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