La
tua è l’era della comunicazione, che si esplicita in vari modi, e spesso su più
fronti contemporaneamente. Come quando al bar le conversazioni concretizzano
gli universi paralleli di fantascientifica memoria: mentre tu
parli delle
vacanze almeno uno degli astanti risponde alla morosa, organizza su whatsapp una
grigliata in montagna con gente che sta a chilometri di distanza, chatta su
Tinder con gente che sta nel raggio di cento metri, cioè praticamente
nel bar di fianco. Parimenti, nel frattempo e sempre su whatsapp, tu sei fotograficamente
edotta in tempo reale della buona riuscita della pasta al limone della cugina,
dell’arrivo dell’amico all’aeroporto, dell’acquisto della lavatrice nuova di
qualcun altro.
Che per carità, è tutto interessantissimo, eh. Sei tu che sei una
persona orrenda ed emotivamente povera, con scarsa attitudine alla condivisione
in tempo reale e sostanzialmente sociopatica, visto che della foto della lavatrice
ti interessa “il giusto” (cit.), di quella delle piste ancora meno, di quella della
pasta ne possiamo parlare se in caso poi ti invitano. Il che farebbe di te una
sociopatica interessata, quindi non è che vada tanto meglio. Peraltro, corollario
interessante di questa condivisione globale dei dettagli quotidiani dell’esistenza
è che dopo un’ora di assenza wi-fi trovi qualcosa come 39 messaggi non letti, e
per forza che il paese va in malora. Colpa tua che te ne sei stata un’ora al
bar a leggere il giornale silenziando il telefono per non vedere lavatrici e
limoni e non sentirti mentalmente obbligata a rispondere subito alle mail in
arrivo. Ora ti becchi il contrappasso del voler evitare la connessione h24, che
per un sociopatico è un po’ l’anticamera dell’inferno.
Il problema è anche che in
teoria l’ampliamento delle possibilità comunicative ha reso le stesse parecchio
distorte, così che fissare concretamente una cena è diventato più complicato da
quando puoi comunicare senza problemi anche tra le grotte dell’Afghanistan e le brughiere del Galles. Questo perché magari l’informazione basilare per la cena – when,
who e where – si è annegata tra i 37 gatti-limoni-lavatrici-fiori-di-pesco-parrucchieri-e-diosanto-cos’altro-boh
e tu te la sei persa. Oppure perché, pure scorrendo i gatti-limoni ecc., l’informazione
comunque non c’è, e ti riscopri nostalgica dei vecchi tempi quando non si era
sempre reperibili e dunque si fissava un when e un where efficace tipo “ci
vediamo stasera alle otto al ristorante solito?”, “Ok, il regalo l’ho preso”, “Perfetto.
Ciao, a dopo”. “Ciao, bacio”.
Solo che già sei sociopatica e potenzialmente ipocrita, non puoi permetterti di essere anche luddista. Quindi fai buon viso a cattivo gioco, ti rimbocchi le maniche, dribbli i gatti-limoni ecc. e rilanci con domanda più soluzione secca – “Solito ristorante stasera alle nove? Se dite prenoto”. Sempre via chat che siete in cinque, e sperando che le controparti superino la fascinazione del “ti messaggio dopo” pena il lancio del telefono dalla finestra. Incredibile ma vero, il miracolo si produce. Probabilmente grazie al dio dei telefoni, un filo preoccupato per l’esistenza della sua creatura in tuo temporaneo possesso, che non sarebbe sopravvissuta a un volo dal quarto piano, te la cavi decentemente: un solo “ti dico dopo”, già preventivato, tre conferme, nessun gatto, qualche emoticon, solo sette messaggi collaterali di varia natura. Quindi più che accettabile. Questo almeno finché non chiami il ristorante giusto per sapere che stasera non hanno posto, e che tutto è da rifare, sempre che a 'sto punto tu non preferisca stare a casa e farti la pasta al limone, che tanto ormai lo sai come si fa e pure come risulta, in teoria.
Solo che già sei sociopatica e potenzialmente ipocrita, non puoi permetterti di essere anche luddista. Quindi fai buon viso a cattivo gioco, ti rimbocchi le maniche, dribbli i gatti-limoni ecc. e rilanci con domanda più soluzione secca – “Solito ristorante stasera alle nove? Se dite prenoto”. Sempre via chat che siete in cinque, e sperando che le controparti superino la fascinazione del “ti messaggio dopo” pena il lancio del telefono dalla finestra. Incredibile ma vero, il miracolo si produce. Probabilmente grazie al dio dei telefoni, un filo preoccupato per l’esistenza della sua creatura in tuo temporaneo possesso, che non sarebbe sopravvissuta a un volo dal quarto piano, te la cavi decentemente: un solo “ti dico dopo”, già preventivato, tre conferme, nessun gatto, qualche emoticon, solo sette messaggi collaterali di varia natura. Quindi più che accettabile. Questo almeno finché non chiami il ristorante giusto per sapere che stasera non hanno posto, e che tutto è da rifare, sempre che a 'sto punto tu non preferisca stare a casa e farti la pasta al limone, che tanto ormai lo sai come si fa e pure come risulta, in teoria.
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