Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura/ ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura/ esta selva selvaggia e aspra e forte/ che nel pensier rinova la paura!
Tant'è amara che poco è più morte;/ ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,/ dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'i' v'intrai,/ tant'era pien di sonno a quel punto/ che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri Commedia. Inferno, Canto I


mercoledì 1 luglio 2015

I gattacci, il tetano e le ossa dei sorci


Una delle poche ma indubbie soddisfazioni di quando già dalla mattina ti gira tutto storto è incontrare qualcuno – meglio ancora qualchedue o qualchetre – messo peggio di te. 

Non proprio altruistico, ma senza dubbio efficace, come metodo. Al punto che si dovrebbe istituire un servizio “scegli il tuo sfigato”, in una scala da 1 a 150, dove il primo è a un livello di disgrazie altissimo,
il centocinquantesimo un po’ messo male (sennò non vale) ma tutto sommato mediamente, come sei più o meno tu il lunedì mattina quando devi essere alle nove alla riunione col capo d’area e il collega lupo di Wall Street e alle 8.35 la macchina non parte e le calze ti si smagliano. Insomma, niente robe epocali ma casi empatici, giusto per sapere che queste cose non succedono solo a te: tu chiami SitS (“scegli il tuo sfigato”), digiti il livello che ti serve con un po’ di onestà intellettuale – inutile giocarsi i primi posti della top ten se non sei proprio proprio disperato –, paghi, ascolti e poi ti senti subito meglio, visto che hai pure risparmiato sull’analista.

Nell’attesa della messa in funzione di tutto ciò, devi accontentarti del caso, che a volte fa bene le cose. Tipo oggi. Tu riflettevi se buttarti nel fiume per prendere il tetano e farti dare qualche mese di malattia pur di non andare al lavoro – stavi già facendo il giro largo, eh – e sul ponte incontri la tua amica che lavora per i teatri. Lei ti guarda sconsolata e tu capisci che c’è uno svoltone in corso: a occhio e croce, sta a un livello 102. Non altissimo, ma sufficiente. Accantoni il pensiero del tetano e ti concentri su di lei, che in effetti c’ha un problemino mica da ridere: deve vendere 65 date di uno spettacolo orrendo che gira ormai da un tot di anni. Ergo, i temerari che l’hanno già visto l’hanno già visto, e considerata la qualità intrinseca del tutto è difficile supporre che ci torneranno, a vederlo. Come dire, Il giardino dei ciliegi messo in scena da Strehler è un po’ un’altra roba. Il livello 102 che ti sta di fronte ha già fatto comunicati stampa, impietosito i giornalisti amici, offerto convenzioni a studenti, enti culturali, siti di sconti, circoli della bocciofila, associazioni tipo gli amici della renga e – e qui scatta il tuo svoltone – pure il cinquantunesimo stormo. Che è uno stormo da ricognizione dell’Aeronautica Militare che come distintivo c’ha un gattaccio che schiaccia tre sorci verdi, in ricordo goliardico di quando in una missione simulata il reparto di caccia del cinquantunesimo sconfisse i bombardieri dei “Sorci Verdi”. Come dire… 

Al solo pensiero di un 102 – ora 101 – che offre uno sconto per uno spettacolo romantico a gattacci che fanno a pezzetti i bombardieri avversari e ne risputano le ossa per poi dileggiarli per decenni, tu ti senti già meglio. Ovvio, empatizzi con la tua amica, la conforti e le auguri ogni bene, quindi restituisci in qualche modo il favore raccontandole del fiume e della tua idea del tetano, della tua difficoltà ad arrivare in ufficio, dove già prevedi rogne con la collega che chiami gentilmente la “media” e con alcuni dossier da cui non riesci a liberarti. Insomma, diventi il suo 102. 

Dopodiché, ognuna per la sua strada, ma entrambe più felici. E senza neanche pagare il SitS.

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