Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura/ ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura/ esta selva selvaggia e aspra e forte/ che nel pensier rinova la paura!
Tant'è amara che poco è più morte;/ ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,/ dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'i' v'intrai,/ tant'era pien di sonno a quel punto/ che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri Commedia. Inferno, Canto I


venerdì 17 luglio 2015

La bronchite, il trasloco e le crociate



Hai traslocato. Già così, per aiutarti psicologicamente, te lo avevano spacciato come una rogna apparentabile a una malattia. Se da fonte ufficiale la polmonite o la bronchite acuta sono la terza causa di mortalità in Italia, i traslochi sarebbero la terza causa di stress nella vita, preceduti solo da lutti e licenziamenti – o, secondo altre fonti, dalla fine di un amore importante, che a volte è pure la causa del trasloco stesso. Come a dire che allora sei alto in classifica, occupando contemporaneamente le posizioni due e tre. Se poi fumi e ce l’hai già, la malattia alle vie respiratorie, addio, è stato bello conoscerti.
Comunque sia, questo trasloco s’ha da fare. Cerchi allora di gestirlo con volontà, organizzazione, serenità, capacità di adattamento, come suggerisce un sito ricco di slogan incoraggianti e di consigli “interessanti” quali “vivi i momenti disagiati come una vacanza”. Tu ringrazi ma hai ben presto capito che tutto questo non basta, e che quello che ti serve veramente – senza nulla togliere agli autori del sito, eh – è una ragguardevole quantità di denaro utile a pagare dei traslocatori. Quelli che “soluzioni chiavi in mano” però presentano parcelle che neanche i broker della City londinese, e allora arrivi a un compromesso storico: traslocatori sì, chiavi in mano no. Il che significa che cartoni e scatoloni e spostamenti te li fai pure tu. 

Smadonni un po’, ma in fondo il turpiloquio aiuta a mantenere la tua salute psichica e, conseguentemente, il tuo lavoro. Di cui ormai hai bisogno come dell’aria che respiri: se lo perdi, scali in un sol colpo la top ten dello stress e della sfiga, cumulando trasloco e licenziamento. Se non ti prendi pure una bronchite fulminante, difficile far meglio. E poi, comunque ti servono i soldi per pagare i traslocatori. Quindi fai scatole e smadonni, dando sfogo a tutta la tua creatività linguistica e inventando formule diverse per situazioni diverse: gli ormai famosi traslocatori in ritardo di un’ora, il vicino che si lamenta del trambusto mentre tu trascini vagonate di libri e vestiti giù per le scale pensando che non ti pareva di essere Carrie Bradshaw di Sex and the City, l’automobilista parcheggiato in sosta vietata giusto davanti al portone. 

Certo devi stare un po’ attento e usare più o meno fantasia a seconda dei casi. Un insulto esplicito e chiarissimo non è magari il massimo se il tizio parcheggiato è una specie di armadio picchiatore. In questi casi meglio l’ellissi, la litote o, più semplicemente, un tono di voce più basso. Comunque alla fine ce la fai, imballi e sballi e impacchetti e spacchetti e riordini. 

Insomma, fai tutto, così che alla fine campi felice in una casa nuova in una zona che ti piace di più. Non fosse per il fatto che parcheggiarci è difficiletto: non hai il garage, gli stalli delle vie limitrofe sono presi d’assalto come neanche Gerusalemme al tempo delle crociate, il passatempo cittadino sembra essere quello di fare lavori stradali ed è noto che quando si parcheggia è buona norma mettere la macchina così male da occupare almeno un posto e mezzo. Altrimenti non sei nessuno. Evvabbè. Percorri per la seconda volta le vie circostanti, ti metti la musica e pensi al momento disagiato “come a una vacanza” e all’autrice dell’articolo come a una zoccola. Che per carità, sarà pure sessista e scorretto, ma aiuta.

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