Luglio scorso, dieci
di mattina. Si laurea tua cugina e tu sfidi Fetonte o come diavolo si chiama
‘sta ondata di caldo per festeggiarla – la cugina, non l’ondata di caldo –, che
per quanto bistrattata sia una laurea umanistica tu pensi comunque che sia una
bella cosa. Anche perché ce n’hai una pure tu e ti conviene supportare, visto
che ormai siete rimasti in pochi a far parte del club “salvate il panda
umanistico”.
Ovviamente sei in ritardo perché aspettare la metro è appunto come
aspettare Godot, ma insomma volevi evitarti la via crucis della ricerca
parcheggio in un giorno di lauree. Varchi quindi la soglia dell’università per
la cerimonia di proclamazione, ma dopo tre metri ti fermi un po’ perplessa. Davanti
c’hai una stroppola bionda fasciata in un vestitino bianco senza maniche coi
fioretti celestini e scarpe bianche tacco 12 piene di stringhe da
pseudo-dominatrice fetish. Pensi di aver sbagliato porta e di stare in un lounge
bar un po’ fighetto ma no, la porta è quella giusta e poi in teoria mica danno
da bere alle dominatrici di mattina presto, e comunque il cartello parla chiaro.
Poi ti rassicuri, perché tot metri più in là vedi anche dei cristi vestiti da
pinguino cui va tutta la tua immediata simpatia: l’aula sarà pure
climatizzata, ma probabilmente quando hanno firmato un contratto mica avrebbero mai immaginato di dover mettere una toga con trentacinque
gradi all’ombra. Segui dunque i martiri togati e la donna fetish fino all’aula
magna, dove per entrare c’è una fila che sembra di stare al concerto di
Madonna. Per i togati la folla si apre come il mar Rosso davanti agli ebrei in
fuga, ma tu sei una comune mortale e aspetti paziente il tuo turno in mezzo a
gente incravattata, altre fanciulle tacco 12 e parrucchiere di fresco, nonne e
zie e parenti e bambini, amici e fidanzati/e più due uscieri un po’ nevrotici,
poracci. Più la donna fetish, ovvio.
Dentro la situazione è più o meno simile,
nel senso che a volte ti sembra di stare a un cocktail party però senza
cocktail. I/le laureandi/e sfilano fino al palco, viene letto il titolo della
tesi – degno di nota, in mezzo a cose serissime, qualcosa tipo “La filosofia
del surf”, giuro che è vero – e relativo punteggio con formula standard del
presidente ermellinato che proclama il laureato sulla base dei “poteri conferiti[gli]
dal magnifico rettore”. La tua mente circolare e intertestuale sta già pensando
al “con il potere del Sole vincerò! Attacco solare, energia!” di Daitarn 3 con
i Meganoidi, ma ti concentri e resti seria, anche perché c’hai altri dubbi
pressanti da risolvere. Tipo: ma di tutte queste, e con tutti ‘sti gradini da
fare, possibile che nessuna inciampi? Arriva tua cugina – lei c’ha le scarpe
basse però –, arriva la donna fetish – niet, sale come una modella
professionista –, arrivano un tot di altri giovani virgulti/e senza nessun
incidente modaiolo, eccezion fatta per alcune mises che santo dio anche no, e il tutto si conclude in applausi e
festeggiamenti prima di affrontare di nuovo la calura per arrivare al bar del
rinfresco. Dove però una minima soddisfazione ce l’hai, visto che almeno una
fanciulla che si spiaccica dopo aver bevuto il giusto ti casca quasi davanti,
salvata in corner da tuo zio.
Tu sei contenta : per tua cugina novello
panda umanistico destinato a una carriera difficile, perché non sei l’unica a
far fatica coi tacchi, e perché il bar è climatizzato, che i panda con tutta la
pelliccia che c’hanno fanno particolarmente fatica, e infatti mica per niente
vivono in posti piovosi.
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